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LABORATORIO DI ATTIVITA’ ESPRESSIVA
INTRODUZIONE ALL’ARTE-TERAPIA
Il termine arte-terapia ci propone un interrogativo sul senso del legame tra due distinte categorie; tale dicotomia trova un superamento all'interno di un approccio terapeutico che ha la sua essenza in una presa di contatto molto immediata con il livello preverbale e prelogico del vissuto, lì dove originano il processo primario e la fantasia.
Questo specifico processo terapeutico si differenzia infatti da un approccio volto a integrare l'arte alla psicoterapia come una possibilità accessoria, o volto a individuare nei processi o nei prodotti cosiddetti artistici un valore di per sè terapeutico (in virtù della catarsi o della sublimazione); e si configura in modo del tutto diverso da approcci di tipo comportamentale fondati su metodologie e su esercitazioni predefinite, assegnate al paziente in base a precisi obiettivi di apprendimento.
Si tratta infatti di stabilire una più profonda e sottile compenetrazione tra i due versanti (arte e terapia), di definire cioè un setting preciso, fondato sul parallelismo tra processo creativo e processo terapeutico; e di chiarire quale contributo e quale specificità può portare all'interno del processo terapeutico una sensibilità estetica, rispetto alla forma della relazione terapeutica, così come alle forme concrete e ai prodotti artistici in cui i vissuti attivati nella relazione si incarnano.
Scriveva Kandinskij: "Non dobbiamo ingannarci e pensare che riceviamo la pittura solo attraverso l'occhio. No, la riceviamo, a nostra insaputa, attraverso tutti e cinque i nostri sensi. E come potrebbe essere altrimenti?".
La creatività viene così posta entro il contesto dello sviluppo umano: essa permette nel corso della vita al proprio mondo immaginativo di divenire congruente con l'esterno così che ciascuno possa in parte plasmare il proprio destino, e rendere plasmabile il confine tra realtà e fantasia, recuperando l'illusione che il mondo esterno possa coincidere con il mondo interno, e la fiducia nella propria capacità creativa e trasformativa.
Il setting di arte-terapia si configura in questo senso come un luogo privilegiato in cui la memoria dei processi arcaici che danno forma all'esperienza può riattualizzarsi: la relazione fisica con i materiali presenti nel setting riattiva direttamente e concretamente le esperienze di contatto e di comunicazione pre-verbale quali si sono date nella storia del paziente, e le particolari relazioni oggettuali internalizzate; l'immagine acquisisce caratteristiche transizionali (è contemporaneamente un oggetto percepibile fuori di sè , ma essenzialmente intriso del proprio sé più intimo); mentre la potenzialità di un atto creativo cui sia il paziente che il terapeuta partecipano, inaugura una potenzialità trasformativa.
Il ricongiungimento ai vissuti più arcaici presuppone forme complesse di esperienza, dense di caratteristiche percettive ed emotive spesso non esprimibili, o non esauribili, verbalmente.
I vissuti che risalgono alle prime fasi di sviluppo, sono di natura non-verbale e assumono una forma attraverso l'energia, la sensazione, il ritmo, il peso, il volume, ecc.. Sono difficili da esprimere in forma verbale, ma piuttosto si esprimono attraverso il mezzo artistico, che incarna qualità sensoriali e possiede caratteristiche visive. Nell'atto del creare, il gesto, il contatto con i materiali, la traccia riprendono l'aspetto tattile e sensorio del corpo e lo trasferiscono verso l'occhio: il processo di dipingere ricalca il processo di presa di distanza del bambino rispetto al corpo materno, e il processo di separazione psichica, inteso come percorso non lineare ma ciclico.
Se le esperienze primarie vengono quindi rispecchiate nelle immagini e nel lavoro con i materiali, contemporaneamente vengono smosse dall'uso di appropriati materiali.
In questo senso ciò che viene creato (mi riferisco non tanto al prodotto finito, quanto alle vicissitudini del suo emergere) non è mai solo traduzione di un pensiero astratto o rappresentazione, ma è espressione inconscia e incarnata di un vissuto; non pura trascrizione di un vissuto nel concreto, ma rielaborazione del vissuto stesso e riattivazione di un processo che può essere stato inadeguato, o distorto, o bloccato.
LAVORO DI GRUPPO
La partecipazione al laboratorio artistico, ha fatto si che si venisse a creare un gruppo di lavoro (storico) molto affiatato fra le persone che abitualmente da anni frequentano questo laboratorio, considerando anche, che a loro, settimana per settimana, si uniscono spesso i cosiddetti frequentatori sporadici.
Essi stessi comunque possono essere considerati del gruppo a tutti gli effetti, infatti il partecipare ad un tale laboratorio non deve essere una forzatura, ma l’ospite stesso deve sentire il bisogno di esprimere, attraverso il disegno, la scultura o ogni altra forma di arte, il proprio vissuto, i propri bisogni ,il raggiungimento della propria tranquillità interiore.
Fra le altre cose, da quando le strutture si trovano entrambi a Saline, il laboratorio artistico è stato anche un punto d’incontro fra gli ospiti delle due strutture.
OBIETTIVI
Fra gli obiettivi principali che intendiamo porci, c’è sicuramente quello di tenere unito il gruppo, anche perché il nostro lavoro non sarà sicuramente rapportato e valutato attraverso il prodotto finale ottenuto, ma sicuramente all’iter lavorativo che ci ha permesso di effettuarlo.
Sarà sicuramente molto bello e stimolante sia per noi educatori, che per gli ospiti stessi, cercare di far apprendere nuove tecniche lavorative, che ci permettano di realizzare dei prodotti da poter presentare ad eventuali mostre interne, e perché no anche esterne alle strutture ( vedi parrocchia, sede scout ecc…) ricordandoci sempre però che per l’ospite stesso il partecipare a questo laboratorio rappresenta il modo migliore di tirar fuori di se tutto quello che magari verbalmente non sarà mai detto.
MURALES SALINE 1
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